Aprile , un mese in cui si fa sentire la bella stagione. Visitare Chioggia e Sottomarina è di certo una buona idea. A Chioggia la cultura e la gastronomia si intrecciano e possono offrire al viaggiatore curioso molte sorprese .

squale elefanteCOSA VEDERE

Si chiama “Olivia” ed è conservato nel museo di Zoologia Adriatica “Giuseppe Olivi” di Chioggia, a Palazzo Grassi, nella sede del corso di biologia marina della facoltà di biologia dell’Università di Padova. E’ un bellissimo esemplare adulto di una femmina di 20 quintali e di 8 metri di lunghezza di squalo elefante o cetorino, finito accidentalmente nelle reti di due pescherecci chioggiotti il 25 marzo del 2003.

I due pescherecci, l’ Alessandro T. e l’Alfredo T., stanno pescando con rete “volante” a 14 miglia dalla costa di Malamocco, quando l’enorme pesce finisce nella loro rete. La pesca straordinaria, annunciata via radio, fa subito il giro del Mercato Ittico, tanto da fissare anche il prezzo di una eventuale asta di vendita a 2 euro al chilo, perché il pesce viene individuato in un primo momento come “squalo bove” o “pesce vacca”, come invece viene chiamato comunemente dai pescatori.

Una volta giunti al mercato, però, dopo le foto di rito con l’enorme preda, qualcuno riconosce l’esemplare come squalo elefante, una razza protetta in via di estinzione. A questo punto, non potendo più liberare il pesce, come previsto dalla legge e come avrebbe sicuramente fatto il capobarca Elio Nordio se lo avesse riconosciuto, e non potendo distruggerne la carcassa, intervengono i biologi ed ittiologi Maria Rasotto e Angelo Mojetta che confermano trattarsi di squalo elefante.

Assieme allo studioso Cinzio Gibin, parte allora l’idea della imbalsamazione per farne un’attrazione al costituendo museo di storia naturale. Il problema, però, sono i costi (circa 40 mila euro), perché si faticano a trovare i fondi necessari per procedere all’imbalsamazione dell’esemplare. Lo stesso Elio Nordio propone una colletta, interviene anche il Consorzio Venezia Nuova ed alla fine l’obiettivo viene raggiunto.

Oggi è possibile ammirarlo in tutto il suo splendore al Museo di Zoologia Adritica “Giuseppe Olivi” a Palazzo Grassi, dove è proprio “Olivia” ad accogliere i visitatori all’ingresso delle sale espositive.